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Wu Ming, Galzigna e dintorni [save the date: 16/03/2010 - Vega Marghera - VE]

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account Facebook Ibridamenti [foto from Wu Ming]

VEGA, Parco Scientifico Tecnologico di Venezia

UNIVERSITA’ CA’ FOSCARI DI VENEZIA
Scuola di Dottorato in scienze della cognizione e della formazione
Dipartimento di Studi Storici

UNIVERSITA’ IUAV di Venezia

“Cos’è un autore”?
Dialogo a due voci tra un filosofo e uno scrittore

Mario Galzigna e WuMing 1

Presentano l’evento:

Michele Vianello, Direttore del Vega

Umberto Margiotta, Direttore della Scuola di dottorato in Scienze della Formazione

Giorgio Ravegnani, Direttore del Dipartimento di Studi Storici

Intervengono nel dibattito:

Monica Centanni (Università IUAV di Venezia, Centro studi CLASSICA)

Maddalena Mapelli (Scuola di dottorato in Scienze della formazione, Progetto Ibridamenti)

16 marzo ore 15.00 al VEGA

Sala 1, Edificio Porta dell’Innovazione

5, Via della Libertà, 30175 Marghera-Venezia

Prendendo le mosse da un saggio di Michel Foucault (“Cos’è un autore?”), un filosofo e uno scrittore si interrogano sullo statuto dell’autore nel terzo millennio. La “funzione-autore”, come la chiamava Foucault, è una delle tante variabili da cui dipende la produzione di un discorso. Si tratta, allora, di togliere all’autore il suo ruolo di soggetto creatore unico e sovrano, “il suo ruolo di fondamento originario”, considerandolo invece come una “funzione variabile e complessa del discorso”. Come una delle funzioni che lo rendono possibile.

La produzione letteraria di Wu Ming – nome di un gruppo di autori, sigla che rinvia a un’autorialità collettiva – mette in scena la forza dirompente di un soggetto collettivo dell’enunciazione. L’autore collettivo ci propone un’identità plurale e polifonica: dimensione facilmente accessibile, oggi, agli utenti della rete e soprattutto a chi utilizza i blog e i social network. Nella rete è possibile “sperimentare una sorta di fluidificazione identitaria, un decentramento dell’io, una sua dimensione plurale e frammentata” (M. Galzigna, Il mondo nella mente, Marsilio).

Le rete, dunque, come brodo di coltura dell’espressività letteraria, della riflessione filosofica e di una nuova relativizzazione della funzione-autore. Wu Ming inscrive il proprio lavoro in quella che egli chiama “nebulosa”, cioè la New Italian Epic (Einaudi Stile Libero): “una generazione letteraria”, i cui membri “condividono segmenti di poetiche, brandelli di mappe mentali e un desiderio feroce che ogni volta li riporta agli archivi, o per strada, o dove archivi e strada coincidono”. Si tratta di “una sorta di campo elettrostatico”, capace di “attirare a sé opere in apparenza difformi, ma che hanno affinità profonde. Ho scritto opere, non autori, perché il New Italian Epic riguarda più le prime dei secondi”.

L’opera, dunque, al centro della nostra attenzione. L’opera, vogliamo aggiungere – in questo caso il testo – come creazione che dipende da una molteplicità di fattori influenti che interagiscono. Tra questi fattori ritroveremo sempre, beninteso, profili d’autore, mutevoli e molteplici: in questa prospettiva “non si parla, infatti, di un soggetto sempre eguale a se stesso, ma di una realtà mobile e plurale: che si costituisce attraverso tecnologie e pratiche di sé, che si ricrea incessantemente, che cambia con frequenza identità, che modifica continuamente il proprio volto e la propria forma” (M. Galzigna, Comunità virtuali e pratiche di sé, Introduzione a Pratiche collaborative in rete, a cura di M. Mapelli, Mimesis).

Un po’ come il protagonista di Altai, l’ultimo romanzo di Wu Ming (Einaudi, Stile Libero), che afferma, quasi programmaticamente: “Tutto era possibile nell’oscurità che mi avvolgeva, e io non ero nulla. Proprio per questo non avevo mai esitato a voltare le spalle a me stesso. Non c’era niente di vero a cui voltarle”.

“Uno, nessuno, centomila”, verrebbe da dire…


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